Famiglia Montonese

Storia

Le origini di Montona risalgono lontano nel tempo. Originariamente questa cittadina era un castelliere celtico. Da un’analisi etimologica di questo nome risulta che la desinenza “ona” fosse una caratteristica dei luoghi abitati dai Celti ( come Albona, Fianona e altre città dell’Italia settentrionale ) e significherebbe “luogo abitato“ mentre la radice “mont” dovrebbe appunto significare monte. Pertanto, Montona dovrebbe significare “città di monte”. In tempi recenti sono stati ritrovati lapidi recanti nomi di antenati montonesi che appartenevano alla tribù dei Secussi, una delle tribù più notevoli della grande stirpe celtica. Nel 177 a.C., dopo una lunga guerra protrattasi con alterne vicende e la caduta delle città fortezze di Mutila, Faveria e della capitale Nesazio, le legioni romane sconfissero Epulo l’ultimo re degli Histri. Nel 27 a.C. l’imperatore  Cesare Ottaviano Augusto, ristrutturò amministrativamente l’impero romano con la istituzione di undici Regioni e la Venetia et Histria divennero la X Regia. Con Roma, l’Istria conobbe diversi secoli di pace e prosperità. Le navi romane si addentravano nell’Istria attraverso il fiume Quieto allora navigabile. Questo è dimostrato dalla scoperta di lapidi e tombe poste lungo le rive per dare loro saluto ai naviganti, questa era una antica usanza romana. L’Istria rimase indenne dalle prime invasioni barbariche perché si trovava lontana dalle grandi strade imperiali. L’invasione degli Unni lasciò integre le città istriane. Molti fuggiaschi di Aquileia, importante città romana distrutta da Attila nel 452 d.C., trovarono un rifugio sicuro in Istria. L’Istria rimase indenne anche durante il dominio dei Goti, e dei Bizantini.

Nel 539 d.C, Belisario, generale dell’imperatore Giustiniano, riconquistò l’Istria strappandola ai Goti e assoggettandola all’impero bizantino (Impero Romano d’Oriente)fino al 751. Si susseguirono alterne vicende che videro l’Istria anche sotto i Longobardi e i Franchi di Carlo Magno (anno 789).

Nel 804 Montona apparve per la prima volta in un documento ossia nel “Placito di Risano”.

Tale documento riveste un particolare valore storico e politico, i rappresentanti di Montona insieme ai rappresentanti di altre cittadine istriane manifestarono il loro disappunto contro il governo del duca Giovanni e contro le prime calate degli Slavi a loro volta incalzati da altri invasori.

Nel 929 Montona insieme a Pisino, Visinada, Campo, Nigrignano e Torre vennero cedute dal re Ugo d’Italia ai Vescovi di Parenzo. Non si trattava di una donazione completa, in quanto al Comune spettava la libera giurisdizione in cambio della cessione delle decime.

Nel 1209 i patriarchi di Aquileia conquistarono il potere politico in Istria, ma la cittadina rimase sotto il governo ecclesiale e baronale del patriarcato per un breve periodo.

 Nel 1278, per liberarsi dal regime feudale, Montona come altre cittadine istriane si dedicò a Venezia grazie all’intercessione di Nicolò Polesini.

La dedizione segnò il definitivo passaggio della cittadina dal sistema feudale al trionfo del municipio italico. Nello stesso anno Andrea Dandolo fu eletto il primo podestà di Montona. Nel 1797, con l’avvento delle armate napoleoniche si concluse la lunga serie dei podestà veneti.

Per cinque secoli, Montona fu una fedele città veneta e una sentinella contro i tentativi di espansione territoriale dell’Austria che nel frattempo aveva acquisito la vicina contea di Pisino. Montona però era importante non solo dal punto di vista militare ma anche da quello economico. Il vicino bosco di “San Marco“ forniva legname per l’Arsenale e per l’edilizia di Venezia. Nei secoli seguenti Montona fu colpita molte volte da guerre e pestilenze, ma il ripopolamento attuato da Venezia per motivi economici e demografici, non ne alterò mai, a livello etnico, il tessuto urbano.

Nel 1797, con la fine della Serenissima, Montona passò all’Austria e vi rimase fino al 1803 quando occupata dai Francesi, fu posta sotto il governo di Trieste. Nel 1805, per volontà di Napoleone, passò sotto il Regno Italico e nel 1813 ritornò sotto il dominio dell’Austria.

L’Austria, dopo il tentativo fallito di germanizzazione dell’Istria e preoccupata per la nascita del Regno d’Italia e per le sue mire espansionistiche sulla Venezia Giulia, iniziò un’opera di snazionalizzazione nei confronti degli Italiani, favorendo gli Slavi e contemporaneamente sobillandoli contro gli Italiani.

Nel 1918, al termine della Prima guerra mondiale, con l’annessione dell’Istria all’Italia e con l’entrata in vigore del Trattato di Pace  ebbe inizio una profonda ristrutturazione economica e amministrativa della Venezia Giulia. Vi fu un esodo limitato dal territorio da parte di elementi austriaci, magiari e di slavi per lo più impiegati austriaci, militari e gendarmi che fecero ritorno alle loro case. Nel mentre, vi fu nell’Istria come in tutto il territorio nazionale una grave crisi economica e sociale. Durante il fascismo, furono attuate grandi opere pubbliche che migliorano notevolmente l’economia locale e anche la vita sociale. Tra queste, citiamo come esempio l’edificazione dell’acquedotto,  struttura che risolse in gran parte il secolare problema idrico all’interno dell’Istria.

L’avvento del fascismo incise profondamente sul rapporto tra gli Italiani e gli Slavi. Nella regione giuliana si sviluppò fin dal 1919 un “fascismo di confine“ il cui obiettivo era la lotta contro l’internazionalismo socialista e il nazionalismo slavo. Non si mirava a colpire l’elemento slavo in generale, ma piuttosto a colpire gli artefici di una situazione di disordine attraverso gli attentati dinamitardi. La lotta politica tra fascismo e comunismo non fu dissimile rispetto alle altre regioni italiane. Molti Slavi che non vollero essere italianizzati diventarono comunisti e furono perseguitati come gli altri comunisti italiani. Per questo motivo successivamente nacque il binomio o meglio la contrapposizione:  “italiano-fascista” e “slavo-comunista”.

La seconda guerra mondiale finì con l’inasprire gli animi delle persone e, dopo l’armistizio tra l’Italia e le potenze alleate (8 settembre 1943), gli slavo-comunisti ebbero buon gioco nell’occupare gran parte dell’Istria. Il settembre del 1943 fu funestato da lutti a seguito di questa occupazione. La successiva occupazione tedesca, avvenuta nell’ottobre 1943, a sua volta provocò gravi lutti ma ancora una volta Montona, grazie ai suoi cittadini ne uscì indenne. Si armò, vi furono oltre 300 volontari a difendere la propria italianità, e alla fine della guerra pagò con l’uccisione di decine dei suoi figli.

Tra il 1943 e il 1945, nella Venezia Giulia, furono oltre 15.000 le vittime dei partigiani iugoslavi

Il 98% della popolazione di Montona dal 1947 in poi, per mantenere viva la propria identità culturale, etnica e religiosa,  fu costretta ad abbandonare  la cittadina per esiliare per la maggior parte in Italia, Stati Uniti, Australia e in altri stati esteri.

Per duemila anni la nostra cittadina, pur sottoposta a varie dominazioni, è sempre stata chiamata con il nome di Montona. Dal 1947 in poi , il suo nome è cambiato in Motovun, nome utilizzato dai popolani slavi dei dintorni, in quanto avevano poca dimestichezza con la lingua latina.

Abitanti nel 1942: 2700

Abitanti nel 1987: 378

Abitanti nel 2011: 1001 (di cui circa il 10% si sono dichiarati di origine italiana autoctona)

Le ville, un tempo, dipendenti da Montona erano: Caldier, Caroiba, Mondelebotte, Montreo (abitata dai Morlacchi), Novacco, Raccotole, San Giovanni, San Michiel, San Pancrazio, Santa Domenica, San Vidal, Visignano e Zumesco.